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Il violino di Stradivari

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Sono molti i filosofi che sostengono che la razionalità scientifica stia soffocando l’umanesimo. Ma a mio avviso la questione di fondo è che la scienza non travalichi i principi etici, che resti a misura d’uomo e non di clone. Perchè ciò si verifichi è necessaria una netta separazione tra techne ed episteme, tra utilità immediata e verità. Ma la scienza di oggi è veramente indipendente? Attualmente per costruire un accelleratore di particelle occorrono miliardi. Per uno scienziato quindi non è possibile costruirlo a casa propria. La ricerca applicata è perciò vincolata da stati, eserciti, imprese multinazionali. E’ un pessimo matrimonio quello tra scienza e tecnologia celebrato da presidenti di università in cerca di fondi e da tecnocrati in cerca di potere. Lo scienziato corre il rischio di divenire un apprendista stregone al servizio del potere economico. La tecnologia in questo modo potrebbe diventare tecnocrazia, la scienza sempre più manipolabile e sempre meno neutrale. Inoltre la mentalità comune crede sempre più all’onnipotenza della scienza ed alla superiorità della civiltà odierna rispetto a quelle di altre epoche passate. Ma questi sono falsi miti. Ad esempio oggi nessun team di specialisti sarebbe in grado di costruire un violino uguale a quello che costruiva il semianalfabeta Stradivari. Ci sono state straordinarie scoperte scientifiche nel ‘900, ma qualcosa abbiamo pur perso per strada. Anche se oggi c’è stato un aumento della scolarizzazione rispetto alla civiltà contadina va ricordato che un tempo un contadino analfabeta con il suo dialetto sapeva dare nomi ad ogni albero e ad ogni foglia, cosa di cui non sarebbe capace oggi un cittadino istruito, a meno che non sia un professore di botanica.

L’Occidente ha scelto il materialismo. Altra strada ha percorso invece l’Oriente per cui l’essere umano è anima, il corpo è illusione, il mondo è fatto della stessa sostanza con cui sono stati fatti i sogni. L’Occidente ha avuto il progresso tecnologico ed il benessere economico, ma non lo sviluppo storico. E’ avvenuto un declino della forza spirituale. Non è stato intrapreso nessun viaggio interiore. Il nichilismo è l’asse portante della nostra società. Ciò chiaramente non significa ritenere che lo sviluppo delle scienze sia deleterio per l’umanità. Un antico proverbio cinese dice “fa più rumore un albero che cade di una foresta che cresce”. Senza gli antibiotici, l’aspirina, i farmaci trombolitici, i trapianti e le misure anti-rigetto non avremmo avuto un innalzamento della durata della vita. Senza i raggi x e la microscopia elettronica i medici non avrebbero la possibilità di intervenire repentinamente sui tumori. Allo stesso tempo abbiamo anche problemi come l’effetto serra, la pioggi acida, il buco dell’ozono, l’inquinamento elettromagnetico. Senza tornare tanto indietro con la memoria abbiamo avuto anche Three Mile Island nel 1979 e Cernobyl nel 1986. Ma la cosa che mi piace di più del nostro Occidente- a differenza di alcune nazioni medio-orientali- è la salvaguardia dei diritti umani, la democrazia almeno che si respira qui da noi. Pregi e difetti quindi, vantaggi e svantaggi, limiti e possibilità……..sperando di migliorare ancora.

Tra la farfalla e il laser l’uomo non riesce ancora a trovare il proprio equilibrio. Eppure apparentemente l’uomo moderno sembra in preda ad un euforico “positive thinking”, accomunato agli altri dal culto della forza e dal tabù dell’ansia: pratico, utilitarista, individualista. Ma al contempo però è anche – per dirla alla Mc Luhan- sonnambulo. La sua vita quotidiana è sempre più automatica, distratta, infantilistica, ripetitiva. I marxisti definiscono ciò alienazione e reificazione della coscienza. Sartre invece parla di “prassi inerte”. Camus ne “Il mito di Sisifo” propone “l’assurdo”, la lucida disperazione, dovuta alla consapevolezza dell’intelligenza alle prese con una realtà che la supera. Heidegger propone l’esistenza inautentica. Per Lacan si tratta di coscienza dislocata(“io penso dove non sono, sono dove non penso”), per altri ancora straniamento, stanchezza esistenziale, nevrosi d’angoscia, ansia di evasione. L’uomo psicocivilizzato di oggi soffre di comune scontento quotidiano, eppure la somma dei piaceri della vita di un uomo moderno è superiore a quella di un qualsiasi suo antenato. Allora perchè sente la sua vita arida ed apatica? Forse la fatica nervosa e psichica è più dannosa a lungo termine di quella fisica?

Davide Morelli – Pontedera

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