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Diffamazione ed odio nel web e non solo

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Certi cyberstalker giungono alla reificazione delle persone. Nei primissimi anni del duemila nessun esperto del web aveva predetto questa escalation di violenza mediatica. Al massimo c’erano le chat per poche persone. C’era il flamimg per pochi…Poi vennero i blog con i troll. Intendiamoci: anche allora internet era un territorio selvaggio, ognuno usava un nickname e c’era il problema delle false identità. La maschera è stata abbandonata. Sono venuti i social, i siti porno che condividevano video, etc etc. Insomma sono giunti gli haters e i cyberstalker, il revenge porn, le cosiddette tempeste di letame. Quindi psicologia e psicopatologia dei social. È tutto un bailamme. Un tempo la telecamera era lo specchio moderno di Moscarda. Ora i social sono il nostro specchio. Uno specchio però molto deformato. Niente di oggettivo. “La psicologia di internet” della Wallace viene continuamente riscritto ed ampliato. Insomma viene sempre aggiornato. La legge è sempre indietro rispetto al web. Per i crimini informatici ci vogliono spesso le rogatorie internazionali ma mancano le collaborazioni tra nazioni. Poi c’è troppa burocrazia, troppa differenza tra le varie legislazioni e perciò troppa lentezza. Infine ci sono le dinamiche di gruppo. La bestialità del gruppo. L’eccellenza molto spesso viene raggiunta da individui solitari. In gruppo si disperdono forze ed energie. In gruppo le persone regrediscono. In gruppo a livello di prestazione lavorativa ad esempio ci sono le cosiddette perdite di processo. Le persone rendono meno spesso perché ci sono i free rider ed il social loafing. Nonostante questo siamo animali sociali e apparteniamo tutti a dei gruppi che caratterizzano la nostra identità. Freud tratta in un solo libro la pressione della collettività sull’io: “La psicologia delle masse e l’analisi dell’io”. La psicoanalisi studia però i conflitti intrapsichici più che quelli interpsichici. Studia la psicopatologia causata dai rapporti infantili parentali. La psicoanalisi non tratta molto della psicologia dei gruppi. Il gruppo però può essere talvolta anche terapeutico come nello psicodramma di Moreno o come in Bion. Il gruppo può dare sostegno psicologico e difendere dall’ansia. Personalmente credo poco nel gruppo, che ha tre costanti di solito: la necessità di un leader, la presenza di un capro espiatorio che di solito è il nuovo arrivato, la necessità di un nemico esterno. Considerate anche che in gruppo ci si lascia trasportare e il superego viene messo da parte; pochi sentono la voce della loro coscienza….. nel web ci sono anche le dinamiche di gruppo. Nel web le persone vengono bullizzate, screditate, diffamate. Per Eissler sono due le costanti della calunnia: 1) per essere creduta deve essere audace. L’importante non è certo la veridicità delle affermazioni. Heidegger in “Essere è tempo” scrisse: “la totale infondatezza della chiacchiera non è un impedimento per la sua diffusione pubblica ma un fattore determinante”. 2) qualcosa resta pur sempre addosso: la calunnia provoca effetti negativi sia per la caduta d’immagine sociale che per l’identità della persona infamata.
Il pettegolezzo esiste in ogni società. L’antropologo Levi-Strauss lo ha successivamente dimostrato, analizzando la comunità degli indiani Nambikwara del Brasile. L’antropologo osservò che anche in una comunità primitiva anziani e bambini commentavano particolari piccanti sulle coppie adolescenti, che di notte si appartavano furtivamente nella boscaglia. Alla base della diffamazione talvolta c’è un piccolissimo fondo di verità o veridicità che viene alterato, mistificato totalmente. Spesso alla gente fa comodo pensare quello che vuole far credere il diffamatore. Un conto è la libertà di espressione. Un conto è la offesa nuda e cruda. Un altro ancora la persecuzione protratta per anni.
Giganti del pensiero sono stati diffamati; anche lo stesso Wittgenstein è stato diffamato da William Bartley III, anche se il grande filosofo era già morto. Secondo questo autore il filosofo del Tractatus avrebbe prezzolato numerosi ragazzi prostituti al Prater di Vienna quando era giovane. Per Bartley III tutti i tormenti del grande filosofo si potevano ricondurre ad una omosessualità vissuta in modo autodistruttivo. Questo tipo di critica biografica mi fa venire il voltastomaco. Dovrebbero lasciare in pace i morti senza andare a rinvangare il passato in questo modo. Mi fa schifo chi vede nella Merini una pazza, in Carroll un pedofilo latente, in Pavese un impotente, in Eliot un caso di sindrome frontale, in Gadda un nevrotico, eccetera eccetera. Loro non possono più difendersi o spiegare. Ma questi sono solo pochissimi esempi. Purtroppo certi autori vengono esaltati e sopravvalutati, mentre altri vengono diffamati. Montale scriveva di non aumentare la dose perché lui aveva vissuto solo al cinque per cento. Invece sempre secondo Montale spesso pioveva sul bagnato. Mi ricordo di quando anni fa alcune diffamatrici patologiche misero in giro la diceria che Alberto Bevilacqua fosse il mostro di Firenze. Mi ricordo che i magistrati aprirono anche una indagine che poi si risolse con nulla di fatto. Mi ricordo di quando lo minacciarono perché aveva pubblicato “La polvere sull’erba”, facendo riferimento a partigiani comunisti che ammazzarono nel dopoguerra chi la pensava diversamente da loro nel cosiddetto triangolo della morte. “La calunnia è un venticello” e produce i suoi effetti: si può anche ritenere che Bevilacqua fosse troppo commerciale e troppo presenzialista in TV, ma in una storia della letteratura recente è scritto che era paranoico e non che era stato diffamato pesantemente. Bevilacqua in fondo era anche odiato per aver scritto La califfa, la storia di una lavoratrice che si innamora del padrone della sua azienda. È stato uno scrittore di successo ed è stato anche odiato. È stato candidato al Nobel per anni. Sicuramente non è stato un martire. Ma è anche esso un caso di odio ed invidia. Guarda poi cosa è successo a Pasolini, colpito nella sua debolezza dal potere che non aveva digerito quanto aveva scritto negli Scritti corsari. Guarda come hanno insabbiato tutto. Eppure Pasolini poteva essere un vincitore probabile del Nobel. Era visto bene a Stoccolma come del resto lo stesso Bevilacqua. Oppure basta andare un poco indietro con gli anni e pensare a Mastronardi che venne ostracizzato dal suo paese dopo aver scritto il Maestro di Vigevano. E poi perché non pensare ad Alda Merini? Un tempo molti in conflitto con i familiari venivano messi in manicomio, anche se non erano realmente disturbati. Oppure pensiamo a Dino Campana. Non sapremo mai se nascosero il suo “Giorno più lungo” Soffici e company oppure se lo persero come sostiene il celebre Mughini. Insomma di autori esiliati, ostracizzati, odiati è pieno il mondo delle patrie lettere.

 

Davide Morelli – Pontedera

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